La soap opera della ricostruzione

CONSIGLIO COMUNALE SULLA RICOSTRUZIONE

Al Consiglio comunale sui problemi della ricostruzione partecipa la struttura commissariale al completo. Tra fiera delle vanità, rivendicazioni trionfalistiche di successi e toni da soap opera: davvero l’ennesima occasione persa.

Il vice commissario CICCHETTI interviene per primo e lascia subito l’aula. Parla come se fosse lui il commissario, soffermandosi sui tempi della ricostruzione – che in realtà, dice, non sono mai stati fissati, dunque non c’è nessun ritardo; accenna a questioni che non lo riguardano, come le case popolari Ater della Regione o i sottoservizi del centro storico, mentre evita di parlare dell’unico settore di sua vera competenza, l’assistenza alla popolazione (che la struttura commissariale intende “scaricare” al più presto al Comune), e conclude – in totale spregio della grammatica – che “Oggi il 60% della popolazione aquilana di 72 mila abitanti, già sta nelle loro case, riabita nei loro appartamenti” (video qui )

Il sub commissario per i beni architettonici Luciano MARCHETTI stila un elenco di beni – soprattutto chiese – per cui si stanno completando i progetti o affidando le gare d’appalto. Marchetti avrebbe dovuto occuparsi delle sole opere di emergenza, ma è evidente che “l’emergenza” è un concetto molto elastico.

Di questa figura commissariale si può dire che condivide varie caratteristiche con il Commissario Chiodi, come quella di cumulare incarichi, ad esempio, visto che Marchetti è anche Commissario per la Domus Aurea a Roma, così come Chiodi lo è anche per la Sanità in Abruzzo. E’ ingegnere strutturista, Marchetti, ma non ha mai pensato di avvalersi dei tanti e qualificati studi dell’Università dell’Aquila sul patrimonio artistico e architettonico della città, né di consultare mai gli insigni studiosi che pure qui non mancano, come l’archeologo medievale Fabio Redi o lo storico Raffaele Colapietra, per non parlare dell’esautorazione completa del potere e del ruolo della sovrintendenza ai beni artistitici e architettonici dell’Aquila.

Dopo l’intervento del Provveditore alle opere pubbliche, di alcuni consiglieri comunali (vedi video degli interventi di Antonello Bernardi e di Enrico Perilli ) e dell’architetto Fontana, è la volta del Commissario Chiodi, che in discorso di oltre un’ora bacchetta ripetutamente Cialente, rileva “l’inadeguatezza” dei consiglieri comunali aquilani da cui si aspettava rilievi più puntuali, e fornisce un quadro sbalorditivo della situazione aquilana del post terremoto.

Intanto, a suo dire, la ricostruzione è in mano agli enti locali, giacché lui stesso è sì Commissario, ma anche e in quanto Presidente di Regione; in che modo, secondo questo ragionamento, sarebbe giustificabile la figura del vice commissario Cicchetti, che non è figura istituzionale né appartiene all’amministrazione pubblica, ma è un privato cittadino per di più con un conflitto di interessi nel territorio, questo Chiodi omette ovviamente di spiegarlo. Del tutto giustificata, secondo lui, la presenza di Letta ai famosi “tavoli del giovedì”: “un governo non mette i soldi in mano agli enti locali senza uno stretto controllo” (che per chi abbia un minimo senso della democrazia sarebbe una bestemmia, ma non lo è evidentemente per lui)

Ma soprattutto il Commissario dipinge un quadro idillico del post terremoto aquilano: le scuole migliori e più sicure di prima, l’Ospedale con ha più sale operatorie e reparti di cura di quanti non ne avesse prima, l’università che ha lo stesso numero di iscritti; e poi la ricostruzione leggera andata benissimo e quella pesante, che è iniziata “perché i progettisti sono al lavoro”. I fondi ci sono: ha 2 miliardi da spendere, “se ci fosse la ragione per spenderli”. (vedi questa parte dell’ intervento Chiodi ).

Le cose vanno talmente bene che il problema della zona franca è proprio questo: i dati economici positivi, con produzione e fatturato delle imprese aumentati. Il fatto, che come lui stesso ammette, sia aumentata anche la disoccupazione non lo porta a interrogarsi quanto meno sulla redistribuzione delle fortune e sfortune del post terremoto.

Per i commercianti, pur sapendo che le mille attività del centro storico non riescono a riaprire, dice che di più non si poteva fare. E guai a parlare di detassazione e defiscalizzazione per favorirne la ripresa: sarebbe come dar loro dei soldi!

Se nonostante questo quadro roseo qualcuno ancora si lamenta, è perché “non abbiamo avuto il coraggio di dire la verità alla gente”; e se il Comune non è soddisfatto della gestione della SGE, allora se la riprenda, così “finisce pure questa fiera!”

Il finale del discorso ha toni da soap opera quando è rivolto a Cialente, con la rievocazione nostalgica delle tante serate trascorse insieme a De Bernardinis ai tempi dell’emergenza, contrapposte al distacco di oggi.

E non mancano accenni ai grandi temi, dall’economia globale agli statisti da prendere a esempio (come a suo dire Remo Gaspari), fino al mancato coinvolgimento di grandi esperti internazionali ( e pazienza se poi gli aquilani per incontrarli devono vedersela prima con la celere in assetto antisommossa).

E in conclusione di cotanto discorso non poteva mancare il richiamo all’unità della comunità aquilana e la (trita) metafora dell’aquila che torna a volare.

Chiude l’esaltante mattinata l’intervento del Sindaco Cialente di cui è praticamente impossibile fare una sintesi (vedere per credere qui). Tra le perle del suo discorso: c’è stato un terremoto; ringraziamo dio che in piazza abbiamo una tenda; abbiamo una struttura commissariale; c’è un problema di governance; non è d’accordo con la gestione della SGE.

Il discorso continua lungamente su argomenti di cui sarebbe utile che Cialente, Chiodi e Fontana parlassero nelle riunioni: qui si ha la sensazione di assistere a un gioco delle parti (al minuto 17 c’è un siparietto delizioso da soap opera, che continua dopo il minuto 21 continuando l’impressione che Chiodi e Cialente normalmente NON si parlino).

L’ennesima occasione persa.

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