#23Feb e #10Apr L’esistenza sotto processo

A L’Aquila due anni di movimento e i conseguenti tentativi di reprimerlo, hanno portato all’apertura finora di più di 60 procedimenti giudiziari. Due sono i primi processi già fissati che coinvolgono praticamente tutti attivisti del 3e32 più due compagni romani vicini al comitato. Il primo si terrà a Roma il 23 Febbraio (rimandato al 7 giugno) per i fatti del 7 Luglio 2010, il secondo il 10 Aprile a L’Aquila per l’occupazione di CaseMatte.

Il 7 Luglio 2010 eravamo tutti a Roma. C’erano più di 5mila aquilani arrivati con una cinquantina di autobus. Era una manifestazione di protesta davvero grande e popolare. Presenti decine di sindaci del cratere, compreso quello di L’Aquila, con tanto di gonfaloni a seguito. Anziani e bambini, operai e professionisti, rappresentanti di piccole imprese e sindacati, tutta un’umanità terremotata che voleva quel giorno arrivare, come di fatti arrivò, sotto i palazzi del potere per dire che almeno le tasse non si ripagassero tutte e subito. Il minimo sindacale da ottenere – e che proprio grazie a questa protesta, in parte, poi abbiamo ottenuto – per un territorio senza lavoro, servizi, economia. Un briciolo di dignità da strappare coi denti, spingendo a mani nude forte contro i cordoni di polizia che non ci volevano far passare, urlando a denti stretti per il centro di Roma la nostra rabbia e la nostra determinazione. Questo fu, e per questo Francesco, Gabriele e Giovanna ora devono rispondere di resistenza e manifestazione non autorizzata. C’erano i blaccheblocche, bofonchiò la polizia il giorno dopo messa sotto accusa per la repressione violenta di una protesta sacrosanta. Le tre denunce sono state fatte in base a questo assurdo teorema .La realtà è che quel giorno di fronte le mani nude e i volti scoperti della rabbia furono spaccate dai celerini due teste ma i feriti furono molti di più, sopratutto tra gli anziani. Una donna ebbe anche un infarto. Quel giorno migliaia di aquilani si ribellarono, e ora la città ha il dovere di non abbandonare i tre denunciati.

video della giornata del 7 Luglio 1, 2 .Foto qui un racconto scritto qui.

Il secondo processo vede coinvolte dodici persone per l’occupazione di CaseMatte (leggi qui il comunicato di 3e32), ovvero di pochi metri quadri all’interno di un’aiuola dell’enorme area dell’ex-ospedale psichiatrico di ColleMaggio, a L’Aquila. CaseMatte fu occupato nel Settembre 2009 dal comitato 3e32 che veniva direttamente dall’esperienza del Parco Unicef di Via Strinella dove si era insediato pochi giorni dopo il terremoto costituendo una tendopoli autogestita e una piazza al di fuori dei campi tenda, della città militarizzata, dell’asfissiante controllo della Protezione Civile. Se il 3e32 non si fosse trasferito a ColleMaggio sarebbe semplicemente morto. In quell’ inizio inverno molti dei suoi componenti semplicemente non sapevano dove andare a dormire e cercavano mura dove scaldarsi. Da quel giorno CaseMatte è divenuto luogo fondamentale in cui sono transitate migliaia di persone e che tutti conoscono. Tanto piccolo lo spazio occupato dell’ex-bar, quanto enorme la mole di lavoro che li si svolge. Base di ogni manifestazione, di mille proposte, assemblee, concerti, eventi sportivi, di “adunanze sediziose” di adolescenti che decidevano di occupare la propria scuola e sopratutto delle riunioni che hanno portato all’occupazione dell’Asilo in Viale duca degli Abruzzi.

In più di 2 anni CaseMatte è riuscita a costruirsi una legittimità sorprendente per una città che prima non aveva mai conosciuto forme di occupazione di questo genere. Forse è proprio questo che spaventa. D’altronde l’area in cui si trova CM non è affatto casuale. Dell’ex-manicomio in semi-abbandono da anni (video), si sa solamente che è mira di enormi speculazioni. Nulla è stato fatto dal direttore dell’Asl Giancarlo Silveri per smussare i dubbi su una possibile vendita. Nulla ha fatto di concreto l’amministrazione comunale (sindaco in testa) per chiarire cosa vuole fare di quell’area, strategicamente così importante dopo il sisma. La popolazione lo sa, come sa del disastro dentro il disastro a cui alcuni responsabili stanno portando la sanità pubblica (inchiesta mccm 1, 2). Lo sa perché lo vive tutti i giorni sulla propria pelle. Lo sa come sa che CaseMatte è un punto di riferimento importante da sempre. Perché dopo quella frattura così violenta che è stato il terremoto, il comitato 3e32 e i suoi spazi ci sono sempre stati. Abbiamo visto la zona rossa, i campi tenda, il comando e il controllo della protezione civile, l’erigersi di quei quartieri fantasma dei progetti c.a.s.e., il vuoto del centro storico, l’espandersi mostruoso della non-città, la vecchia e nuova povertà, il dilagare del malessere gonfio di alcool, psicofarmaci, antidepressivi  (leggi anche qui) ed eroina (si eroina!), lo sgretolarsi di ogni promessa a cui noi non avevamo mai creduto. Non ce ne siamo mai andati e non sono mai riusciti a farci stare zitti. Siamo ancora qui, visibili, pronti a continuare ad essere semplicemente ciò che siamo, a far vedere che un altra ricostruzione è praticabile in comune. Uscendo dall’emergenza con le nostre braccia ogni giorno, lavorando insieme, costruendo fiducia, facendo politica, controcultura, informazione indipendente. E’ ora chi è più legittimo? il progetto c.a.s.e. o CaseMatte ? La volontà di autodeterminarsi o il modello da noi rifiutato, delle cricche e della passività imposta, fatto di berlusconismo e della complicità spesso sorprendente che gli ha offerto la classe politica locale (Chiodi e Cialente in testa) svendendo una città con i suoi cittadini?

Siamo contenti che queste ennesime contraddizioni vengano fuori e spingano più persone possibile a pronunciarsi. La solidarietà arrivataci in città e dalla rete, è stata semplicemente eccezionale. Chiediamo a L’Aquila in primis, e a tutta Italia di continuarci a offrire la propria complicità. Perché CaseMatte è la dimostrazione vivente che non si possono calpestare tutti i diritti, che a un certo punto si può smettere di aspettare che la grazia piova dal cielo e autorganizzarsi e agire per difendere la propria libertà, la propria dignità e i beni comuni come L’Aquila e in particolare ColleMaggio (qui 1, 2 alcuni messaggi di solidarietà di forze politiche, qui un’intervista).

Ora vorrebbero cancellarci con una denuncia, magari uno sgombero. Possono anche farlo ma a L’Aquila le condizioni per una pacificazione sociale non ci sono. Ad uno sgombero non si potrebbe che reagire con un’altra occupazione. Abbiamo fame di spazi, di luoghi di vita, dove poterci riunire, conoscerci e decidere delle nostre vite. Solo così possiamo resistere agli attacchi che queste subiscono dalla precarietà alla gentrificazione, dalle aggressioni al territorio al divieto semplicemente d’esserci qui, d’essere rimasti qui, a dar fastidio ai loro piani e a chi li protegge, a praticare quotidianamente un’altra ricostruzione.

Costi quel che costi non ci faremo calpestare.

CaseMatte paura non ne ha!


Lascia un commento