La campagna 100 per cento entra nei campi

da Carta.org 13 maggio 2009
di Enzo Mangini

E’ partita dalla tendopoli di Piazza d’Armi, all’Aquila, questa mattina la campagna dei comitati aquilani che si oppongono al decreto del governo. In un’ora e mezza sono state raccolte un centinaio di firme. Il governo presenta gli emendamenti.

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Doveva essere un’invasione, pacifica e simbolica, della tendopoli di Piazza d’Armi, il più famoso tra i 170 campi dove da più di un mese vive metà della la popolazione dell’Aquila. La sorveglianza, però, è strettissima: all’ingresso il personale della Protezione civile ha bloccato la trentina di persone dei vari comitati aquilani che hanno lanciato la campagna. Una prova del fatto che la vita nelle tende è diversa da quella in città anche per gli spazi di agibilità democratica. Piazza d’Armi non è una piazza cittadina, nemmeno per distribuire un volantino. Alla fine della trattativa, in sette sono stati «ammessi» nel campo.
La risposta dei cittadini, però, è stata ottima. In un’ora e mezza, tanto sono rimasti nella tendopoli i sette attivisti, sono state raccolte più di un centinaio di firme in calce al volantino che spiega ai cittadini aquilani i tre «100 per 100» chiesti dai comitati. «100 per 100 ricostruzione: Perché siano garantiti i contributi a fondo perduto necessari a riparare in tempi certi e rapidi il 100 per cento dei danni – si legge nel volantino – 100 per 100 trasparenza: perché tutte le spese, i finanziamenti, gli appalti, gli atti e i procedimenti vengano pubblicati, aggiornati e resi immediatamente accessibili tramite i siti internet degli enti responsabili. 100 per 100 partecipazione: perché tutte le scelte durante l’emergenza e la ricostruzione siano tempestivamente comunicate e discusse con le comunità dei cittadini prima che vengano assunte, evitando la politica del fatto compiuto».
Il volantino, maturato nelle assemblee delle scorse settimane presso il tendone-piazza del Comitato 3e32 a via Strinella, porta le firme dello stesso 3e32, del Collettivo 99, del Comitato 6,3 Mw, dell’Associazione per la ricostruzione dell’Aquila, del Colta, di Epicentro solidale, delle Brigate di solidarietà attiva, della Onlus L’Aquila che vola e della Rete Aq, ma si stanno aggiungendo alla campagna i comitati che stanno nascendo dovunque nelle zone colpite dal terremoto del 6 aprile scorso.
Nel campo di Piazza d’Armi i volantini, con i moduli per la raccolta firme, sono stati lasciati nel grande tendone mensa che nella tendopoli funziona anche da centro di aggregazione. Lì si svolgerà stasera a partire dalle 19 un’assemblea interna degli sfollati che cercheranno di eleggere due rappresentanti del campo.
Il governo inizia a fiutare l’aria. Così, contrariamente a quanto annunciato ieri dal sottosegretario all’ambiante Menia, il governo ha reso noto il testo degli emendamenti di modifica al decreto 39. Si tratta di nove emendamenti in tutto, tra essi c’è quello che prevede che lo stato coprirà il 100 per cento delle spese di ricostruzione o riparazione delle case danneggiate, anche se rimane in piedi il meccanismo del credito d’imposta tra quelli di finanziamento. Inoltre, i comuni avranno tre anni di tempo dall’entrata in vigore della legge per ricomprare da Fintecna «i diritti di proprieta’ delle aree oggetto della cessione stessa non ancora edificate». Lo stato, dice un altro emendamento, potrà subentrare nei mutui e nella proprietà degli immobili di quei cittadini che ne faranno richiesta, ma per un importo non superiore a 150 mila euro. Infine, «i moduli abitativi destinati a una durevole utilizzazione potranno essere consegnati solo alle persone fisiche ivi residenti o stabilmente dimorati in abitazioni che sono state distrutte o dichiarate inagibili dai competenti organi tecnici pubblici in attesa della ricostruzione o riparazione degli stessi». I moduli, quindi, rimangono sul territorio. Oltre agli emendamenti del governo, ci sono altre sei proposte di modifica del decreto, avanzate dal senatore Antonio D’Ali [Pdl]. Se il primo «100 per 100» potrebbe dunque già essere stato conquistato – ma bisogna sembre verificare i modi di erogazione dei fondi – gli altri due, trasparenza e partecipazione, rimangono ancora da raggiungere.

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