NON ABBIAMO PIU’ NULLA DA CHIEDERE A CHIODI, SE NON LE SUE DIMISSIONI!

L’Aquila, 3 agosto 2011
Intervento del 3e32 all’assemblea pubblica in piazza Duomo, presente il commissario alla ricostruzione gianni Chiodi.
Diversamente da chi cerca ancora un dialogo e pone richieste al Commissario, nell’intervento del 3e32 si rilevano i fatti che hanno segnato due anni e mezzo di commissariamento e mancata ricostruzione, oltre che di negazione della partecipazione popolare. Fatti per i quali l’unica richiesta da porre a Chiodi è quella delle sue dimissioni da Commissario e da Presidente della Regione.

Fin dall’inizio, ha mostrato un totale appiattimento sulle posizioni governo; del  decreto 39 del 2009 ha detto subito che era la migliore legge mai elaborata per un terremoto:  i risultati li vediamo oggi.

Ha difeso l’operato di Bertolaso anche di fronte all’evidenza degli scandali giudiziari.  Ieri la maggioranza parlamentare, con il partito del Presidente Chiodi in prima linea, ha pensato bene di ostacolare il lavoro degli inquirenti che indagano sugli  appalti di G8 e ricostruzione – e le annesse cricche –  negando l’autorizzazione a usare le intercettazioni telefoniche di Verdini. Ora sì che si potrà ridere liberamente e  impunemente sulla tragedia aquilana!

Mentre tutte le forze politiche concordano sulla necessità di una legge organica per il terremoto e un gran numero di parlamentari di diversi schieramenti hanno firmato la legge di iniziativa popolare, lui l’ha sempre rifiutata, dicendo che le cose, semplicemente “vanno bene così”.

La situazione di stallo in cui ci troviamo non è solo dovuta a incapacità, ma è voluta strategicamente perché i soldi per la ricostruzione non ci sono: i 2 miliardi di euro stanziati non basteranno per coprire i costi delle ristrutturazioni delle case E. (Però il governo continua a sostenere, anche attraverso una militarizzazione spropositata, la costruzione di cosiddette “grandi opere” come la TAV)

Chiodi ha fallito come Commissario alla Ricostruzione: il sistema di Governance da lui sostenuto ha moltiplicato i ruoli dirigenziali creando un’enorme confusione, una farraginosità normativa, con ritardi, contraddizioni e confusione nelle ordinanze e una totale inefficienza.

Chiodi ha voluto la presenza di un vice commissario nella figura di Antonio Cicchetti, un manager privato, senza competenze specifiche, con interessi e proprietà nel territorio e con l’unica credenziale di una condanna della Corte dei Conti. Con Cicchetti, la popolazione, della cui assistenza lui dovrebbe occuparsi, non ha nessuna possibilità di confronto: la sua gestione della SGE ha causato contenziosi a non finire, l’emanazione di un’ordinanza vessatoria che tende a buttare fuori la gente dalle C.A.S.E. piuttosto che a sistemarla dignitosamente, nonché il tentativo più recente di cacciare dalla caserma Campomizzi  i cittadini più disagiati e indifesi.

E’ mancato il sostegno economico al territorio: sulla questione della sospensione delle tasse Chiodi si è al solito appiattito sulla posizione del governo, che già dal luglio 2010 pretendeva il ritorno alla tassazione normale e la restituzione immediata e totale di tutte le tasse non versate  nel primo anno di post terremoto. Altri governatori, anche di centro-destra, hanno saputo difendere in ben altro modo gli interessi del loro territorio in casi di recenti catastrofi naturali. Nel nostro caso, solo la caparbietà dei cittadini mostrata in mesi di mobilitazioni è riuscita a ottenere una sia pure insufficiente dilazione della restituzione delle tasse.

Chiodi si è impegnato ben poco e in ritardo sulla richiesta della zona franca – che peraltro, così come è stata concepita, rischia di incentivare solo una momentanea colonizzazione da parte di imprese del nord e una nuova cementificazione (si  parla già di 100 ettari nella zona industriale di Sassa da riempire di capannoni per non meglio precisate imprese manifatturiere), mentre le imprese locali rischierebbero di trovarsi svantaggiate rispetto a quelle di fuori.

Totalmente irrisolta la questione Macerie. Alcuni di noi sono stati denunciati per essere entrai in zona rossa e aver portato le carriole per rimuovere le macerie. Oggi, a due anni e mezzo di distanza dal terremoto, chi dovremmo denunciare noi per un centro storico ancora chiuso e militarizzato e con le macerie ancora quasi tutte al loro posto?

Chiodi ha fallito persino sulla ristrutturazione delle Case Ater, le case popolari della Regione: almeno 800 appartamenti classificati A, B, C attendono ancora di essere sistemati, mentre si è celebrata come una festa la riconsegna solo qualche settimana fa, di 8 – quindi un misero 1% – di quegli appartamenti per i quali ci sono da tempo i fondi stanziati.

Chiodi ha dirottato fuori dal cratere le (poche) risorse della ricostruzione, per compiacere il proprio elettorato e soprattutto i poteri forti della regione. Abbiamo assistito allo scippo di soldi dell’assicurazione dell’ospedale dell’Aquila per coprire il buco della sanità regionale (e la situazione del nostro ospedale nel frattempo è diventata disperata); il complesso dell’ex Ospedale di Collemaggio rischia di essere svenduto: per coprire il buco della sanità, provocato da una classe dirigente corrotta e incapace, L’Aquila rischia l’esproprio di un inestimabile patrimonio cittadino.  Più in generale, Chiodi e il manager  Silveri stanno  facendo di tutto per sminuire il ruolo e togliere servizi dell’ospedale dell’Aquila.

Dei  220 milioni stanziati per la messa in sicurezza delle scuole ne sono arrivati all’Aquila solo 2, col pretesto che tanto abbiamo i Musp; i  100 milioni stanziati per la trasformazione della ferrovia Sulmona-Terni in metropolitana di superficie nelle fermate aquilane, sono stati dirottati  su altre linee, lasciando all’Aquila  solo 25 milioni.

Ogni richiesta di partecipazione cittadina è stata negata e  gestita solo come problema di ordine pubblico: gli aquilani hanno trovato più volte il consiglio regionale blindato e persino il convegno al Ridotto del Teatro Comunale per la presentazione dei famosi quattro “saggi” della ricostruzione è stato presidiato dalla celere. La proposta di regolamento per la partecipazione presentata ormai due anni fa dai cittadini non è stata neanche presa in considerazione, né dalla struttura commissariale né dall’amministrazione comunale aquilana,che non ha saputo schierarsi con forza dalla  parte dei cittadini, ma si è dimostrata complice delle menzogne raccontate dal Governo e dai Commissari.

Chiodi ha fallito come Commissario e come Presidente di Regione: l’Abruzzo è ormai una regione in declino in termini di economia e occupazione, rischia il collasso in alcuno settori come quello dei rifiuti, in cui i diritti come la salute non vengono garantiti, continuamente minacciata da opere dannose quanto inutili (dal metanodotto all’estrazione petrolifera), mentre la sua giunta è stata colpita da arresti per reati molto gravi.

Per tutti questi motivi, non abbiamo più nulla da chiedere a Chiodi, se non la fine del commissariamento e le sue DIMISSIONI da Presidente della Regione Abruzzo!

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