Inchiesta L’Aquila in fondo: Cronaca di una speculazione annunciata

Ma è proprio vero che la Ricostruzione della città non è ancora partita?
Qualcosa è accaduto, passando forse inosservata ai più, qualcosa’altro si sta muovendo. Proviamo a vederci chiaro, ricomponendo i tasselli del puzzle prima che il disegno sia completato, in nome della trasparenza e del diritto alla partecipazione. Perché ogni persona ha il diritto e il dovere di conoscere le modalità di intervento, il fine, chi sono i soggetti che investono e che ci guadagnano, chi decide sulla sorte del territorio.

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Qui l’intervista a Massimo Cialente (Sindaco dell’Aquila) dove si parla anche della “questione Fondi”

6 commenti

  1. basta con la protesta a tutti i costi.. basta con la dietrologia.. della guerra di tutti contro tutti
    conosco antonio napoleone da 30 anni. E’ un aquilano che ha avuto successo, come purtroppo capita a tanti, soltanto andando via dall’Aquila senza una lira in tasca, e lo ritengo una delle persone piu’ affidabili e oneste che io conosca, e so che è tornato per fare qualcosa per l’aquila, non certo per fare loschi affari. e, personalemente, condivido le azioni di Europa e Risorse e penso che il fondo etico sia una buona cosa.. ma questa è solo un opinione..e puo’ benissimo essere contestata
    Ma detto questo.. voglio ricordare che l’Aquila non ha proprie risorse imprenditoriali nè finanziarie per ricostruirsi un nuovo futuro che non sia soltanto ricostruire case e palazzi, e come dopo il 1703 dovrà necessariamente attrarre investimenti esogeni se vuole risorgere, mentre qui mi sembra che li si voglia prendere preventivamente a calci nelle palle. Mi sembra di sentir Andreotti ” a pensar male si commette peccato, ma.. spesso ci si azzecca”
    Ben vengano investimenti e imprenditori privati dunque .. ma.. si dice.. sono fuori controllo .. nessuno sa nulla.. etc.. E in effetti ci sono e ci sono state speculazioni e aperture a mafie etc. ma chi deve dare queste informazioni, chi deve garantire i cittadini, chi ha tutti i poteri per intervenire e prevenire e reprimere? .. i comitati o la classe dirigente di questa città? la mancanza di informazione e o di democrazia non è da attribuirsi agli investitori, che non possono per antonomasia, ma alla classe dirigente di questa sfortunata città, ai suoi amministratori, ai politici, ai vari commissari che non sono ancora in grado nè di pianificare nè di informare. Se non vi è pianificazione non si sa dove si va e chi comanda e non vi è possibilità di una direzione condivisa, se non vi è informazione istituzionale non si sa chi e come deve operare il controllo. Insisto che la politica e l’istituzione o tornano a occupare i loro posti e quelli della politica oppure questi spazi saranno occupati sempre piu’ da gruppi di cittadini (comitati) che ove non siano in qualche modo inseriti in un sistema istitutzionalizzato di confronto, controllo, decisione rischiano di divenire solo un megafono per il sig.r X che assume dignità solo per la sua sigla di provenienza .. una vandea di opinioni non confrontabili ne verificabili che alla fine, come ogni vandea , si avviterà su se stessa o sarà riassorbita da politici e politicanti. No signori cosi’ non si costruisce un bel nulla.. si costruiscono solo alibi per chi, veramente, si nasconde, come si è visto, fra le aziende e i poltiici locali e non è certamente interessato ai grandi e problematici progetti che fanno discutere.. ma zitti zitti… fanno.. e disfanno cio’ che fanno gli altri alla luce del sole
    saluti a tutti .

  2. Il complesso edilizio – Critica da sinistra a “L’Aquila in Fondo – Cronaca di una speculazione annunciata”

    Ho pubblicato queste note su Facebook ma sarebbe stato più opportuno rivolgermi direttamente all’editore dell’inchiesta condotta da Marianna De Lellis. Lo faccio adesso.

    Ha avuto notevole spazio, nella pubblicistica locale e non, l’inchiesta condotta da Marianna De Lellis sul ruolo di Europa Risorse Sgr nella ricostruzione del capoluogo. E se invece provassimo a ribaltare i termini della questione? Se, a fronte di regole rigorose e funzionalmente definite, soggetti come ER potessero sparigliare le carte del blocco monopolistico locale, introdurre concorrenza, comportarsi da elemento di rottura della rendita pura su cui si reggeva parte dell’economia urbana pre sisma?

    “La fanteria del complesso edilizio: residui di nobiltà fondiaria e gruppi finanziari, imprenditori spericolati e colonnelli in pensione proprietari di qualche appartamento, grandi professionisti e impiegati statali 1incatenati al riscatto di una casa che sta già deperendo, funzionari e uomini politici corrotti e piccoli risparmiatori che cercano nella casa quella sicurezza che non riescono ad avere dalla pensione, oppure che ritengono di risparmiare in avvenire sul fitto pagando intanto elevati tassi di interesse, grandi imprese e capimastri, cottimisti ecc.”

    “Al di sopra di questo schieramento di massa, vi è il gruppo dominante in verità eterogeneo e non fortemente coeso, i sono i proprietari di grossi patrimoni immobiliari e gli speculatori, i padroni di piccoli orti suburbani, gli imprenditori che non sono sempre imprenditori soltanto, i gruppi finanziari privati e pubblici, la categoria dei puri proprietari di aree,…”

    “Nel nucleo dominante del “complesso edilizio” si realizza uno dei collegamenti centrali tra le varie componenti dell’attuale potere borghese. Le dimensioni dell’“affare casa” sono tali da far superare ogni pregiudizio di modernità e nel campo edilizio giocano tutti: per le grandi società assicurative l’investimento immobiliare risponde addirittura a un canone di buona amministrazione, ma intervengono anche i maggiori gruppi industriali e ci sono arrivate ormai … anche le imprese a partecipazione statale”.

    “Le categorie come rendita o profitto non sono quantità rispetto alle quali si possono fare sottrazioni o addizioni, ma concreti rapporti sociali che vanno sciolti con uno scontro; per questo occorre guardare ai nuovi elementi di tensione che possono favorire una disgregazione del blocco centrale, se non si vuole correre il rischio di finire con l’attaccare quel guerriero, di cui dice il poeta, che continuava a combattere ed era già morto”.
    (Valentino Parlato, Il Manifesto, n. 3-4, 1970)

    V. Parlato scrive questo lungo articolo alla fine degli anni sessanta. A quel tempo, e nella sua visione, i “nuovi elementi di tensione” erano le masse del proletariato edile che in quegli anni stava ricostruendo l’Italia. Parlato auspica addirittura un processo di nazionalizzazione delle abitazioni.

    Napoleone quello che intende fare lo ha, oltre che detto, scritto in un volume di una delle più importanti editrici di testi giuridici d’Italia. Nel 2010 quasi 2011, in un seppur claudicante contesto capitalistico di mercato, gli strumenti in nostro possesso si chiamano regole, capacità di controllo, trasparenza, istituzioni, vigilanza dell’opinione pubblica. Per questo mi chiedo, e chiedo all’autrice dell’inchiesta, cosa ci sia di tanto strano nell’azione della SGR di Napoleone? Se in questa azione vi sono risvolti penali allora va fatto un esposto alle autorità competenti. Se il rilievo attiene all’etica pubblica, allora andrebbe detto che questo è il livello generale dello scontro. Il MONOPOLI aquilano si gioca tra questo tipo di soggettualità-complessità, o pensiamo che si possa ricostruire solo con le mammolette locali? Che hanno pure provato a mettere le mani nel “grande gioco” ma si sono ustionate. E ci vogliono istituzioni forti per reggere l’urto, con elevate capacità cognitive e decisionali. Se così fosse mi piacerebbe uno scontro duro, con progetti che si fanno la concorrenza, magari con dei modellini messi sopra un tavolo come avviene in tante città europee. E mi piacerebbe che vincesse il migliore.

    Letta la lunga lettera di Antonio Napoleone? Mi piacerebbe sapere che ne pensa Marianna. Intanto, mi offro come collaboratore per altre inchieste che lei volesse svolgere, per esempio sul consumo di suolo prodotto dalle “casette” edificate …dai nostri concittadini e dai nostri commercianti. Poi una notizia, che forse avete già: vi ricordate la casa dello studente di Pizzoli? Quella fatta evacuare perché posta sotto sequestro? “Quella” era una speculazione bella e buona, fatta su un terreno dove non si poteva costruire, e non si poteva costruire perché, tra gli altri, c’era un problema idrogeologico. Adesso è totalmente allagata. Tutto questo ci porterebbe ad un lungo discorso sugli equilibri ecologici e sulle questioni dei limiti alla crescita, e non è questa la sede…. però una cosina ce la possiamo mettere nel nostro panierino quotidiano, e cioè che il problema non è sottrarsi alla tecnica ma, come dice Ruffolo, sottrarre la tecnica alle leggi di mercato e metterla al servizio della conoscenza. Le Sgr sono il prodotto di una tecnica, quella finanziaria. Le conclusioni traetele voi.

  3. Gentilissimo Carlo Floris,
    per quanto ci riguarda le assicuro che siamo in completo accordo con lei. Noi facciamo quello che possiamo, primo fra tutti divulgare ogni cosa di cui siamo a conoscenza. Chi dovrebbe assicurare trasparenza e coinvolgimento sono le istituzioni locali e la “classe dirigente” di questo territorio.
    Ed è a loro che questo lavoro si rivolge, che li interroga.
    Sappiamo benissimo che i movimenti (in questo caso i comitati) riempiono sempre vuoti lasciati da altri.
    Attendiamo da 20 mesi che ci sia un moto di risveglio…ma ancora non lo vediamo all’orizzonte!
    Come vede, non siamo in disaccordo.

  4. Visto che ci sono rispondo anche ad Alberto. Nel dossier Marianna ha cercato per quanto possibile di non esprimere giudizi in merito all’eticità delle operazioni del fondo nè alla loro legittimità (che per quanto ne sappiamo lo è totalmente). le domande che poniamo sono:
    – chi decide?, secondo quali criteri? prima di “opzionare” parti di città, qualcuno ce l’ha un’idea di città? Si potrebbero applicare criteri di acessibilità alle informazioni? su aree della città particolari (es collemaggio) si potrebbero applicare metodi di progettazione partecipata?
    ed è ovvio che queste domande non sono rivolte a Napolene, che fa il suo mestiere.

  5. Sottoscrivo omnia tota. “metodi di progettazione partecipata”, chiedi troppo: un metodo, addirittura una progettazione, per non parlare di “partecipata”, voi siete insaziabili.

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