PRESIDIO DELLA MEMORIA 6 marzo 2010

L’Italia è un Paese che scava i cadaveri dei suoi ragazzi; l’Italia è un Paese che potrebbe segnare le sue tragedie sul calendario: le conosce prima, le provoca, le aspetta. Terremoti, alluvioni, morti sul
lavoro. Sono scene che si ripetono e nessuno le impara. Poi arrivano i Vigili del Fuoco che scavano, che cercano battiti di vita, e raccolgono corpi straziati. E’ accaduto a L’Aquila, dove la natura per
mesi ha lanciato l’allarme, allarme ignorato dalla Commissione Grandi Rischi; dove uno studio di Abruzzo Engeenering indicava edifici pubblici e scolastici esposti a gravi criticità in caso di sisma e che sono crollati. E’ accaduto a Giambilieri, dove la montagna già nel 2007 veniva giù a fette. E’ accaduto in numerosi “altrove”. E il dolore, il lutto, la devastazione sono diventati spesso occasione di lucro, come testimonia l’agghiacciante intercettazione di due squallidi imprenditore nella notte del sisma dell’Aquila.

L’Italia è un Paese che salva le grandi imprese e manda a morire gli operai e ipocritamente usa il termine “morti bianche”, mentre la parola esatta è “omicidi sul lavoro”.

L’Italia è un paese che lascia soli coloro che lottano contro la mafia, magistrati e cittadini.

Mobilitiamoci

Il nuovo assalto da parte del governo ai principi di legalità e alla giustizia non può vederci testimoni immobili e dunque complici. Ancora una volta il potere politico viene usato per tutelare posizioni
processuali personali: un esempio per tutti: il ddl sul processo breve che rappresenterebbe una mannaia sui crolli assassini dell’Aquila (Casa dello Studente, Convitto Nazionale e numerosi edifici privati che hanno sepolto madri, padri, figli e decine e decine di studenti) e una amnistia generalizzata per tutti gli infortuni mortali avvenuti sul posto di lavoro.

E’ necessaria, oggi, una forte risposta democratica. Per questo invitiamo le cittadine e i cittadini a mobilitarsi in difesa della Costituzione e della Giustizia.

Davanti a noi c’è solo una scelta: tacere per stanchezza o mettere una volta ancora le nostre energie al servizio della democrazia e dello spirito delle leggi poiché vivere di legalità fa bene.

6 marzo 2010

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