Mentre l’Amministrazione perde tempo in beghe politiche che non interessano in nessun modo la città e i suoi problemi, a metà luglio ancora non vengono consegnati i buoni pasto per le famiglie bisognose dell’ “emergenza” coronavirus.
Non è stata conclusa ancora la consegna dei buoni alimentari per i beneficiari del primo bando, quello arrivato con i soldi del Governo di marzo (!) pensato come misura “urgente”, necessaria alle famiglie in stato di indigenza durante la quarantena.
Ma peggio ancora non è iniziata la distribuzione dei buoni alimentari alle circa 750 famiglie richiedenti nel secondo bando da 100mila euro ottenuto da Rete solidale dopo i ricorsi persi dall’amministrazione che ha provato a discriminare stranieri con permessi di soggiorno di breve durata e non residenti. Bando a cui, grazie all’impegno delle associazioni, hanno risposto anche tante altre famiglie italiane residenti all’Aquila – in difficoltà nel partecipare al primo bando vista la compilazione esclusivamente on line – che sono finite in coda all’elenco del primo bando e sono lì ad attendere come tutti gli altri.
Tutte le famiglie – itaiane o straniere, residenti o semplicemente domiciliate – avevano richiesto i buoni pasto per necessità alimentari impellenti e non per comprare il panettone.
Tutto questo non fa che acuire le disparità in una città che vive una forbice sociale importante, che alterna il lusso di pochi alla mancanza di lavoro, di prospettive e di risorse di tanti. In questo senso veramente è L’Aquila è “semplicemente straordinaria”, così come recita il claim del sindaco-pubblicitario, in una narrazione continua della bellezza e dell’attrattività della città, e in un negazionismo irreale del disagio e della povertà.
I poveri dell’Aquila non vanno raccontati, e anzi ne va negata l’esistenza, tanto che quando chiedono legittimamente sussidi pubblici durante una pandemia mondiale, si aspetta mesi per darglieli, aspettando che vadano via dalla “città rinata” o semplicemente che vivano di stenti.
L’amministrazione Biondi, in perenne lotta per nuove poltrone da occupare, è nemica dei poveri. È ora che i poveri la caccino per fare una L’Aquila più bella, ma anche più giusta.