Sentenza Diaz, condanna anche per Ciccimarra e Gava

Salvatore Gava e Fabio Ciccimarra, rispettevimente ex capo della squadra mobile dell’Aquila fino a Novembre 2011 e attuale capo della mobile (da sette mesi) del capoluogo Abruzzese – dove si era guadagnato anche la promozione a “vice-questore aggiunto” – sono stati condannati in via definitiva a 3 anni 8 mesi dalla cassazione nel processo per l’irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001.

 

Le condanne, arrivate 11 anni dopo quei fatti, coinvolgono una parte dei vertici della polizia e sono condanne solo per il reato di falso aggravato nei fatti di violenza avvenuti alla scuola Diaz la notte del 21 luglio. Grazie all’omertà dei poliziotti e di chi li ha coperti, risulta prescritto invece il reato per le lesioni gravi e le torture che gli ospiti della Diaz hanno dovuto subire, sia per i funzionari di polizia sia per gli agenti della squadra mobile che hanno compiuto l’irruzione.

Insieme ai “nostri” Ciccimarra e Gava sono svariati altri i poliziotti ad essere condannati tra cui Francesco Gratteri (4 anni), Vincenzo Canterini (5 anni).

Tutti promossi dopo Genova nascosti dietro il dito della sentenza grazie alla legittimazione della classe politica.

Giovanni De Gennaro ai tempi di Genova capo della polizia è stato prosciolto e promosso dal governo Monti a sottosegretario di Stato della presidenza con delega ai Servizi segreti. In molti oggi ne chiedono le dimissioni.

Nemmeno sfiorati i mandanti politici che resero possibile la mattanza creando il clima di legittimazione e impunità necessario.Tra tutti l’allora vice presidente del consiglio Gianfranco Fini presente nella cabina di comando della repressione a Genova.

La sentenza quindi non restituisce che un piccolo respiro di sollievo. Anche perché invece per 10 ragazzi che quei giorni erano per le strade di Genova non ci sarà prescrizione. Rischiano la galera quella vera, fino a 100 anni per reati contro la proprietà grazie al rispolverato reato di “devastazione e saccheggio” residuo del codice fascista.

Una repressione che continua su tutto il territorio italiano dove più e più volte le forze dell’ordine si macchiano di abusi di ogni genere.

Oggi sono passati ad esempio due anni esatti dalle manganallate che noi aquilani andammo a prendere per il Centro di Roma, per imporre il rispetto di un minimo di dignità nei nostri confronti. Giornata per la quale su tre persone pesano gravi accuse come quella di resistenza aggravata.

Sul nostro territorio, in particolare dopo il sisma, è stato adottato un controllo sociale estenuante complementare a scelte politiche da macelleria sociale al quale ci siamo ribellati rimediando più di 60 denunce. Una giustizia profondamente di classe che si serve dei suoi dati per creare un clima di paura strumentale all’uso della mano pesante e alla repressione. Una giustizia che invece viene ignorata o riportata sotto la luce dell’incedulità  quando ad essere condannati come criminali sono dei poliziotti.

Allo stesso tempo il nostro territorio è pieno zeppo di nomine ad-hoc per far carriera o ripulirsi un po’ per far riprendere alle carriere il loro corso.  Il capo della mobile Ciccimarra era arrivato a L’Aquila già con un’altra condanna oltre quella della Diaz, presa sempre nel 2001  a Napoli. Era stato arrestato infatti, e poi nel maggio 2010 condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi, per sequestro di persona nell’ambito delle violenze avvenute a Napoli il 17 Marzo 2001 a termine delle manifestazioni per il global forum (leggi anche qui). Insieme a dei colleghi portò nella caserma “Raniero Virgilio” di piazza Carlo III, 85 ragazzi dove li tennero per ore, insultandoli e minacciandoli. Lo aveva preceduto Salvatore Gava condannato per aver aver redatto un falso verbale d’arresto per 93 persone, in cui si attestava il ritrovamento e il sequestro delle famose bottiglie molotov che, in realtà, erano state trovate altrove, e non nella scuola Diaz.

Ma non si tratta solo di loro che ieri hanno perso il lavoro per effetto della sentenza.

Tutto inizia proprio il 6 Aprile 2009 poco dopo la scossa disastrosa. Quel giorno con una certa sorpresa viene nominato prefetto di L’Aquila un uomo dei servizi segreti, ex direttore del sisde (poi ribattezzato AISI) Franco Gabrielli.

Dal 1° Maggio 2009 al 31 gennaio 2010 Gabrielli è stato anche Vice Commissario Vicario dell’Emergenza Abruzzo, al fianco del Commissario Guido Bertolaso.

Nel novembre 2010 Gabrielli, che da prefetto di L’Aquila aveva il compito di controllare l’operato della protezione civile e i soldi da questa gestiti a L’Aquila, prende casualmente il posto di Guido Bertolaso a capo della protezione civile (leggi anche qui )

Durante il suo mandato fa in tempo invece a dare i primi segnali di repressione verso i movimenti e la cittadinanza attiva, minacciando l’uso della forza e facendo partire i primi strumentali procedimenti.

Si tinge però di ridicolo con l’ormai famoso “sequestro delle carriole” che va a inscriversi nel suo curriculum accanto alla caccia alle BR. Per quella giornata incredibilmente si è arrivati a processo la cui prima udienza è prevista il prossimo Ottobre.

 

In prefettura a sostituire Gabrielli arriva Anna Maria Iurato, nominata nonostante al momento della sua scelta fosse presente nella lista anemone, una lista in cui compaiono destinatari di interventi di ristrutturazione in cambio di favori politici.

 

Il prefetto Iurato, poco dopo la sua nomina, viene indagata dalla Procura di Napoli su alcuni appalti per la sicurezza, in cui è chiamata in causa anche Finmeccanica ed alti funzionari dello Stato.

Appalti per la sicurezza come la costruzioni di caserme e la realizzazione di impianti per la videosorveglianza, che i magistrati ipotizzano siano stati aggiudicati in maniera illecita.

In particolare c’è un appalto da 37 milioni di euro per il centro elaborazione dati della polizia di Capodimonte, che è stato aggiudicato alla Elsag Datamat società del gruppo Finmeccanica, scelta anche per gestire i sistemi informatici del G8 di L’Aquila. Tra i dirigenti dell’azienda compare anche il marito del prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato.

La Iurato è ancora oggi al suo posto.


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