L’Aquila Febbraio 2011 – Una normale serata in centro storico tra militari e zone rosse…


Abbiamo ricevuto questo video girato un paio di settimane fa da M. Lo pubblichiamo ma probabilmente c’è bisogno di qualche informazioni sopratutto per quanti non vivono il quotidiano de L’Aquila.

Il filmato è stato girato dal protagonista stesso della vicenda. M. infatti si rifiuta di obbedire a dei militari che all’una di notte chiudono il centro storico e allo stesso tempo accende il telefonino e comincia a registrare.

Nei dodici minuti del video c’è tutta la vicenda. La ripercorriamo brevemente per introdurre il filmato:

M. è in un pub con degli amici perché a L’Aquila la vita è anche questa, uguale alla vita di tutti.

Ma un ritorno alla “normalità” del post-terremoto lo attende quando decide di andare a comprare le sigarette dal distributore automatico qualche decina di metri più in là, sullo stesso corso.

Comprate le sigarette M. vuole solo tornare indietro lungo la strada che ha appena percorso. Ma la strada è chiusa dal blocco dei militari che all’una chiudono l’unico passaggio aperto nel centro storico.

La città diventa totalmente zona rossa. Sul corso i militari chiudono uno ad uno i vari gate per iniziare a sfollare i cittadini.

Queste sono le condizioni di vita a cui dovremmo abituarci. Dovremmo abituarci al coprifuoco. M. invece quella sera non ha voglia e vuole tornare da dove è venuto per salutare gli amici e raggiungere la sua auto parcheggiata da quella parte.

Quella parte appunto. E invece inizia un “tu qua non ci puoi passare” “ma io ho la macchina di là”, e tra “qua” e ”la” si erge un muro, una barriera, una transenna.

Sembriamo ancora come in dei campi. L’Aquila assomiglia (con le dovute proporzioni) a Gaza, Palestina.

Colpo di scena mentre M. viene braccato ogni volta che tenta di districarsi dai militari ad un certo momento i residenti in un albergo situato nel corso vengono fatti passare…”sono residenti” dicono i militari. Gli unici a risiedere.

Molti magari si porranno giustamente la domanda: Come fanno a starci i militiri a L’Aquila e perchè? Il protocollo con il quale operano sul nostro territorio è “strade sicure” lo stesso utilizzato in altre poche grandi città italiane.

Solo che solamente a L’Aquila i militari chiudono di fatto una città, sbarrano alle persone il passaggio e le sfollano. Solo che a L’aquila più che di strade sicure abbiamo bisogno di strade vive e di persone e corpi che hanno voglia di vivere. Reprimere questa voglia, addomesticare i corpi vuol dire far morire definitivamente questa città.

Abbiamo bisogno di poterci rimuovere per L’Aquila e tornare a fare una vita seppur difficile “normale” e dignitosa. E’ impossibile continuare a ritrovarsi nel centro storico o nei pressi se poi veniamo sorvegliati, fermati, mandati indietro. Questo due anni dopo il sisma e con la ricostruzione drammaticamente ferma. Quanto ancora vogliono tenerci lontano dalle nostre strade, dalla nostre case e dalle nostre vite? La disaffezione promossa verso il centro storico tramite la presenza dell’esercito che lo blinda, è stata già molto pesante. Bisogna tornare subito quanto meno alla stessa concezione di ordine pubblico che c’era prima. Rifar vivere il centro è il miglior modo per controllarlo. Non è possibile che tutto continui così senza che nessuno faccia niente. Ma intanto episodi come quello di M. sono sempre più frequenti.

La nostra proposta rimane sempre la stessa: Smilitarizziamo L’Aquila.

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