Sua san(t)ità la Governance

Consiglio comunale straordinario ieri mattina a L’Aquila, relativo alla situazione della sanità aquilana, sulla base di una relazione presentata dal consigliere De Rubeis. Ospiti d’eccezione per sviscerare al meglio il tema di sicura importanza strategica e per la vita cittadina e per quella politica, il commissario alla sanità, nonché commissario per la ricostruzione e governatore della Regione Gianni Chiodi, il direttore generale dell’Asl L’Aquila – Avezzano – Sulmona dott Giancarlo Silveri e il presidente dell’ordine dei medici Maurizio Ortu.

A fronte dell’articolata relazione presentata dal consigliere De Rubeis, che delineava tre chiari di punti di discussione intorno alla specifica situazione della città di L’Aquila in termini di sanità (lavori in corso a tutt’oggi per il ripristino dell’ospedale aquilano; riorganizzazione della rete dei servizi sanitari; proposta di costruzione di nuovo ospedale), e spunti di necessaria riflessione per una visione prospettica, le risposte di chi per competenza e per ruolo dovrebbe poter dare lumi, sono state ben poco esaurienti.

“Come dalle Marche in su”, è stato l’intercalare pronunciato da Chiodi per parlare del suo piano sanitario regionale, e “schivare l’iceberg” il motto in nome del quale gli abruzzesi, ivi compresi ovviamente gli aquilani, dovranno accettare il nuovo modello e le sue conseguenze anche se non comprendendoli a pieno. Come da piano di riordino del sub commissario Giovanna Baraldi, la nuova rete ospedaliera regionale prevede 4 hub (unità ospedaliere complesse con centri di eccellenza) e una rete di 22 unità dette spoke (ospedali ‘sottordinati’).

I 4 hub coincideranno con gli ospedali presenti nei capoluoghi di provincia, e gli spoke si configureranno come centri di ‘ smistamento’ per l’indirizzamento ai comparti specialistici.

Abbattere il vecchio modello sanitario fatto di sprechi e interessi che ha generato debiti stratosferici tali da portare l’Abruzzo in cima alla classifica delle regioni per indebitamento sanitario e assoggettarlo al commissariamento (disposto non dal governo, ha tenuto a precisare Gianni Chiodi, bensì dalla conferenza delle Regioni) è un obiettivo dal quale non si può assolutamente prescindere. Questo con l’aggiunta di una manciata di informazioni non meglio precisate, come quello relativo alla trasformazione di piccoli ospedali in presidi sanitari territoriali, in sintesi, l’intervento del commissario alla sanità regionale e per la ricostruzione post-sisma.

A poco è servito persino l’intervento preventivo del consigliere PDL, senatore Lombardi, che dopo la relazione illustrata da De Rubeis e prima che Gianni Chiodi prendesse la parola, ha tenuto a sottolineare la necessità di riflettere sulla situazione sanitaria aquilana con un occhio sì al quadro regionale ma senza dimenticare che l’attuale situazione post terremoto determina peculiarità di cui sarebbe grave non tener conto.

Nulla da fare, Gianni Chiodi sembra non voler sentire ragioni, ha da schivare l’iceberg debitorio che vede ergersi di fronte a sé e che potrebbe determinare il fallimento della Regione (“può succedere”, ha ripetuto a monito, “è successo in Grecia, è successo al comune di Taranto. Può succedere”), e puntare dritto il timone verso il nord, Marche Toscana, Veneto, Emilia Romagna, le regioni elencate più volte come esempio da seguire, insieme a, perché no, Francia, Germania, Inghilterra e Scandinavia. E poco importa se la virata dovesse spallare ulteriormente la precaria situazione del capoluogo di Regione alla prese con una ricostruzione che non parte e una gestione del territorio post terremoto e soprattutto post c.a.s.e. che complica non di poco anche l’ambito sanitario della vita dei cittadini.

Peculiarità aquilane riconosciute nel piano regionale? Neanche l’ombra. L’iceberg ingombra drammaticamente la visuale del governatore, tanto da impedirgli di considerare che i ruoli di commissario alla sanità ma anche alla ricostruzione post-sisma sono entrambi ricompresi nella sua unica persona.

Ai toni enfatici di Gianni Chiodi hanno fatto eco quelli più lucidi e manageriali del direttore generale dell’ASL, Giancarlo Silveri, che non può certo non tener conto che la sua azienda sanitaria riguarda non soltanto L’Aquila ma anche Avezzano e la Valle Peligna. E a poco è valso il discorso del sindaco Massimo Cialente di richiesta di fare ‘scelte a monte’, di definire prima i criteri dell’organizzazione ospedaliera dei 4 hub tenendo conto anche delle vocazioni specialistiche e delle situazioni già consolidate in ciascuna realtà ospedaliera dei capoluoghi di provincia, e solo poi attuare scelte.

Il dott Silveri è stato chiaro: nessun campanilismo; L’Aquila ha già tutto il necessario per l’unità ospedaliera hub, anzi oggi ha anche qualcosa più che prima del terremoto; convenzioni con l’Università da stabilire con molta attenzione onde evitare il proliferare di primariati. Risultato: un solo distretto aquilano dovrà bastare. Nonostante la comunità scientifica affermi ovunque l’importanza della medicina del territorio, del welfare di comunità, della coincidenza territoriale degli ambiti sociali con i Distretti Sanitari, il Direttore Generale dell’ASL, programma di lasciare un solo Distretto Sanitario a L’Aquila contro i 5 già funzionanti nel territorio della ex asl 04. Forse doveva ingraziarsi il Presidente Chiodi il quale pur riconoscendo l’importanza della Medicine sul territorio (difficile per loro parlare di Medicina di Comunità) ha dichiarato di non avere soldi per attuarla.

I posti letto determinati per legge ci sono già. Circa l’ipotesi della costruzione del nuovo complesso ospedaliero pare essere ancora tutto in fase di valutazione; la polemica sull’opportunità di una PET (strumentazione diagnostica oncologica) all’ospedale di Avezzano piuttosto che a quello dell’Aquila (già dotata di altre strumentazioni diagnostiche oncologiche, a differenza di Avezzano) sedata con un laconico “o si prende così o si perde” dal momento che lo strumento è frutto di un acquisto della Fondazione Carispaq dietro proposta dei soci marsicani.

Nei fatti lo scenario appare esattamente di una riduzione di posti-letto e di una riduzione delle cure domiciliari,così quanto della prevenzione e degli interventi psicosociali. Ospedali sempre più inevitabilmente centrali a fronte di un territorio sempre meno servito. Questo è il vero terremoto! Distruggeranno quello che resta di una città terremotata e che per loro non merita neanche il diritto di considerarsi tale e quindi meritevole di maggiori attenzioni. Circa i 47 milioni delle assicurazioni nulla ha dichiarato sulla destinazione dei restanti 22 milioni , dopo aver affermato di averne già spesi 25 senza specificare come. Che l’argomento del contenimento delle spese sia prevalente per la Direzione ASL viene dimostrato anche dal fatto che nel 2011 intende effettuare solo 9 assunzioni di personale a fronte di 70 pensionamenti, benché lo stesso Ministro Tremonti abbia previsto un turn-over del 25% , senza considerare ovviamente i bisogni di una popolazione colpita dal disastro del 6 aprile 2009.

Un condensato di razionalità manageriale sulla quale resta il dubbio di quanto comprensiva anche di riflessione territoriale e sociale. Dubbio suffragato e reso ancor più amaro dall’atteggiamento del Dott. Silveri nei confronti dell’Istituzione Consiglio Comunale della città, quando ha affermato di aver avuto l’idea di non presentarsi all’invito, equiparando il Consiglio Comunale della città capoluogo martoriata dal terremoto a tutti gli altri consigli comunali della Provincia, pur rivendicando sfacciatamente il diritto ad una cittadinanza che non merita, considerata anche la pratica costante di elusione su qualsiasi progetto di ricostruzione degli stabili proprietà della ASL , quindi almeno eticamente e moralmente della città e dei cittadini, nonché la totale reticenza ad affrontare la questione legata al complesso di Collemaggio.

Nessuna considerazione ha fatto il dott. Silveri sulle necessità sociali legate al post-terremoto dimenticando o non sapendo quanto devastante e quanto incidente sulla salute psicofisica sia la condizione di sofferenza psico-sociale dei cittadini dell’Aquila. Non serve a lui che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritenga inscindibile la questione psicosociale dalla fisica nei programmi e negli interventi per la salute. Ha anche minimizzato sulle possibili proiezioni riportate dal consigliere Albano rispetto all’aumento di patologie oncologiche, evidenziando come lontano sia il suo pensiero dalla prevenzione!

La sala consiliare stamattina era particolarmente vivace, data la presenza di molti cittadini, e in particolare membri dell’associazione AQ Humanitas che chiede a gran voce che ci si occupi concretamente del Centro Oncologico, e appartenenti dell’associazione “180amici onlus” che, forse, si aspettavano di sentir parlare anche delle prospettive relative al centro di salute mentale, che pure fa parte della sanità, e della spinosa questione della sorte del parco di Collemaggio, ex presidio ospedaliero psichiatrico su cui la ASL ha competenza ma del quale non ha ancora deciso di svelare le sorti.

Insomma, dopo il consiglio straordinario, la città dell’Aquila sa tanto quanto prima di ciò che veramente aspetta la salute dei suoi cittadini. In compenso forse, ha capito un po’ meglio quanto difficile sia per Gianni Chiodi conciliare i suoi ruoli di Governatore e di Commissario alla salute con quello di Commissario alla Ricostruzione, e per il dott. Silveri immaginare soluzioni di gestione aziendale capaci di unire i numeri di bilancio alla necessità di recuperare un territorio, difenderlo da attacchi di predazione, e risolvere complesse problematiche di ordine sociale.

Marianna De Lellis e Sandro Sirolli

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