Assalti Frontali sul 20 novembre e casematte

Gli eterni terremotati in attesa di miracoli

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Un commento

  1. IL FATTOdi ieri25 novembre 1808

    L’Aquila chiama
    e io rispondo
    Io c’ero alla manifestazione nazionale
    del 20 novembre “Sos
    L’Aquila chiama Italia”. Sono ritornato
    dopo esserci stato in bicicletta
    l’ultima settimana di
    maggio, non solo per spingere
    più in là le macerie, per dare luce
    ai vicoli, di una città ancora senza
    vita, assente, muta, cadente… ma
    anche per riabbracciare l’impegno
    degli aquilani, dei volenterosi
    compagni e compagne di “case
    matte”, delle tante donne con le
    carriole, dei familiari delle vittime.
    Mi sono ritrovato con l’Italia
    delle macerie e degli sconfinati
    dolori. Lacerazioni che non hanno
    tempo, mutilazioni che restano,
    cicatrici in un corpo piegato
    dagli affanni e dagli inganni del potere.
    Una grande manifestazione
    di popolo ha sbaragliato le regole
    delle cricche, dell’imposto, delle
    zone rosse. Una prima ribellione,
    una riscossa della città ancora
    parziale, ma sufficiente per dare
    speranza a chi lotta in prima fila
    da quel drammatico 6 settembre.
    L’orologio della storia è fermo
    a L’Aquila alle ore 3,32, ma
    altri orologi in tanti campanili,
    piazze, stazioni (Fontana, Italicus,
    Loggia, Bologna) oltre a parti
    di un’Italia perseguitata dai potenti
    di turno, dall’uso ignobile
    della politica, dalla prepotenza
    delle istituzioni, sono fermi, in attesa
    di una giustizia e di una ricostruzione,
    che, se sarà, sarà
    solo di popolo. La vita è tale
    quando è vissuta nell’impegno,
    anche se svagato, nell’esposizione
    coraggiosa di ogni essere
    umano. Questo mi è parso standoci
    dentro l’intimo del corteo
    ancora senza voce, che non cerca
    rappresentanza, che non vuole
    essere affiliato a niente e nessuno
    ma che vuol uscire dalla
    marginalità regionale. Non si può
    respirare con i lucchetti ai polmoni,
    non si può amare ed essere
    amati con l’antifurto sempre inserito.
    Antonio Marchi

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