Elogio della (Ri)Costruzione

di Alberto Puliafito da www.shockjournalism.com

Il New York Times elogia la ricostruzione in Abruzzo.

The government has built hundreds of new apartments in record time compared with responses to past natural disasters in Italy. Today, 5,400 live in the new housing; by January the number is expected to rise to 17,000, according to the Civil Protection Agency.(*)

E Repubblica, prontamente, riprende la notizia – come se quel che scrive un altro giornale fosse una notizia, senza alcun commento in merito. Senza citare nemmeno il seguito dell’articolo:

Yet the problems are far deeper. The quake destroyed the region’s economy. Thousands of businesses are closed. Nearly a quarter of L’Aquila’s 80,000 residents receive government unemployment support, officials say, while more than 20,000 are scattered around the region in provisional housing, among them 13,000 in hotels and 8,000 in houses on the Adriatic coast. Some live in their own second homes.(**)

(**) Trad. Ma i problemi sono ben più profondi. Quasi un quarto degli 80mila residenti dell’Aquila riceve un sussidio di disoccupazione dal governo – dati ufficiali – mentre più di 20mila sono sparsi nella regione in case provvisorie, fra cui 13mila in hotel e 8mila in case sulla costa adriatica. Alcuni di essi vivono nella loro seconda casa.

Ci si dimentica, sia a New York sia a Roma, che i piani del Governo erano ben altri, secondo l’ormai logoro slogan dalle tende alle case. A onor del vero, va detto che Silvio Berlusconi l’8 luglio disse, testualmente, in occasione della conferenza stampa di chiusura della prima giornata del G8:

non avremo più una famiglia senza un tetto sulla testa entro il mese di novembre.

Il premier non spiegava certo quale tetto: tetti di alberghi. Tetti di casette di legno. Tetti di roulotte e camper. Tetti fuori dall’Aquila, con un progressivo spopolamento della città.

E così, un terremoto mediaticamente risolto, con una ricostruzione mai partita a scapito di una costruzione di nuove C.A.S.E. (col geniale acronimo Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili. Quanto amino gli acronimi, alla Protezione Civile, lo sa solo chi abbia vissuto un po’ all’Aquila in questi mesi), può addirittura essere elogiato. Senza che nessuno ricordi gli impegni presi.
Senza che nessuno ricordi che tutti i terremotati hanno diritto a una sistemazione; che è stata saltata, per motivazioni francamente non chiarite dalle spiegazioni ufficiali, la fase intermedia dei Moduli Abitativi Provvisori (rifiutati con veemenza dalla Protezione Civile, che ha continuato a chiamarli container); che i numeri – di cui abbiamo dato un resoconto qui, ponendo anche la significativa domanda dove vivono gli aquilani? – parlano di tutto fuorché di un terremoto risolto.

Tant’è, la cosa importante è che il New York Times abbia elogiato l’operato del governo.

(*) Trad.: Il Governo ha costruito centinaia di nuovi appartamenti a tempo di record a confronto con precedenti disastri naturali in Italia. Oggi 5.400 persone vivono nelle nuove case. Entro gennaio il numero dovrebbe salire a 17mila, secondo la Protezione Civile.
(**) Trad. Ma i problemi sono ben più profondi. Quasi un quarto degli 80mila residenti dell’Aquila riceve un sussidio di disoccupazione dal governo – dati ufficiali – mentre più di 20mila sono sparsi nella regione in case provvisorie, fra cui 13mila in hotel e 8mila in case sulla costa adriatica. Alcuni di essi vivono nella loro seconda casa.

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