DOMENICA 30 AGOSTO
VILLA COMUNALE
Una serata per riflettere sul ruolo che l’informazione e le narrazioni dei nostri vissuti hanno avuto in questi 5 mesi dopo il 6 aprile.
Per interrogarci sulla gestione dell’informazione e dei media del dramma dell’aquilano.
Per condividere la numerosa produzione di contenutiche raccontano dal basso quanto avvenuto: racconti, articoli, ricerche, foto, video, audio, blog, social network.
ore 18.30
Anticipazione de Il Cratere
Dibattito con la partecipazione di giornalisti, blogger, videomaker, registi.
ore 21.00
YES WE CAMP: presentazione del video diario dal dopo terremoto del 2032
diario video realizzato da Alberto Puliafito e prodotto da iK Produzioni
“Yes we camp” è il punto di vista di un osservatore esterno che cerca di capire e di raccontare le storie delle persone che fanno parte di una Storia in continua evoluzione. E’ un insieme di affreschi senza pretese di avere la verità in tasca. Un racconto che si apre e si chiude con un punto interrogativo.
Quello di una grande piazza virtuale è un progetto magnifico che va appoggiato incondizionatamente. Ha un suo spessore, fin dal titolo.
Cratere: Porzione di territorio investita in modo distruttivo da un terremoto. Contenitore capace, da cui tutti possono attingere come a una fonte di viva socialità. Sommità di un vulcano, a volte sbocco di eruzioni imprevedibili.
Come ha ricordato benissimo Marcello Vittorini nel suo intervento in occasione della fiaccolata del 6 luglio scorso, la fondazione di L’Aquila è cominciata con la creazione di uno spazio pubblico comune, la Piazza Grande, da parte dei cittadini che l’avrebbero abitata tutt’intorno secondo il modello del “castrum” romano. Ma con questa innovazione la pianta a decumano classico dell’accampamento, senza piazza, veniva radicalmente smilitarizzata in senso anti-gerarchico e partecipativo. Un polo laico rispetto a quello religioso e anti-gerarchico di Colle
Maggio:
2009-07-02 Marcello Vittorini, L’Aquila, città fondata dai suoi futuri abitanti
http://www.globalpress.it/amministrazione.php?variabile=articolo_roma&codice=485&title=Qui%20Roma
http://www.abruzzocultura.it/abruzzo/l%E2%80%99aquila-citta-fondata-dai-suoi-futuri-abitanti
Da allora L’Aquila ha fatto parte del club delle città medievali con al centro una Piazza Grande di significato repubblicano e democratico: Arezzo, Livorno, Montepulciano, Modena, Gubbio, Foligno, Nicastro, Rho, Omegna. Città situate anche fuori d‘Italia, come San Marino e Locarno. Alcuni membri di questo club, come Parma, Reggio Emilia, Sesto Fiorentino, Oderzo, hanno poi rinunciato al nome di Piazza Grande. Altre infine, come Cosenza e Trento, l’hanno trasformato, con il Concordato, in Piazza Duomo. Così anche L’Aquila tra il 1927 e il 1929, grazie anche all’idea fascista di una “grande Aquila” circondata da tante frazioni prive di autonomia democratica, anticipatrice di quella odierna delle micro-new town:
2007-07-31 Raffaele Colapietra, “La Grande Aquila fu un’operazione rozza”
http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/%C2%ABla-grande-aquila-fu-un%E2%80%99operazione-rozza%C2%BB/1347545
Dopo il primo tentativo, il 30 maggio, di riappropriarsi del centro storico, i cittadini sono rientrati una prima volta nella loro piazza la notte del 6 luglio, ma ancora nel segno del lutto e in modo contingentato. Che possa tornare a vivere l’antica Piazza Grande, auspicio di una ricostruzione di L’Aquila opera dei suoi futuri abitanti. Una città aperta, abitata dai cittadini, non più chiusi in campi o in c.a.s.e. senza piazza.