Nuovo polo scolastico a Collemaggio, inutile spreco di risorse e consumo di suolo. Le scuole tornino in centro!

Siamo contrari alla costruzione di un polo scolastico nella parte alta della collina dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio così come approvato nella delibera della giunta comunale dell’Aquila.

Il polo ospiterebbe circa mille alunni delle scuole ex De Amicis , Carducci e infanzia di San Bernardino e avrebbe un costo di 18 milioni.

Ma perché costruire ex novo e consumare suolo quando ci sono decine e decine di palazzi di proprietà pubblica, a partire da quelli adiacenti all’area in questione dell’Ex Ospedale psichiatrico, abbandonati a sé stessi dal 6 aprile 2009?

Perché andare a costruire lì, dove ad oggi insiste un vincolo culturale apposto nel 2011 dalla direzione dei Beni culturali anche grazie alla pressione della società civile aquilana con in testa il 3e32 e il presidio di CaseMatte?

La giunta Biondi opera con la solita arroganza facendo come se il vincolo non ci fosse, convinta – dall’alto del suo fosco blocco di potere – di poter risolvere la questione in maniera politica e procedere a riperimetrazione.

Ma forse, più di tutto, siamo contrari perché vogliamo che le scuole tornino in centro! Pensare di ricollocarle fuori, in un campus-ghetto isolato dai quartieri, non è altro che la prosecuzione del progetto di desertificazione e pseudo turistificazione insito nel pensiero del Sindaco di Fratelli d’Italia, che vuole evidentemente cancellare ogni traccia di residenzialità e di vita autentica nel centro storico.

Parlano di una questione di sicurezza, ma intanto non hanno fatto un’esercitazione per eventuali terremoti, per non parlare delle semi sconosciute e non attrezzate aree di accoglienza in caso di sisma. Il tutto mentre le scuole private in centro ci tornano.

Per noi resta una scelta politica, il modo di far tornare alcune scuole in centro in relativa sicurezza c’è, si trova o lo si crea se lo si vuole, ma pensare un centro con zero scuole ci spaventa.

Non sarebbe la nostra L’Aquila, quella che abbiamo amato e vissuto e per la cui ricostruzione ci siamo battut3 diventando anche popolo delle carriole.

La destra al governo di città e Regione non può continuare a prendere scelte così importanti per il futuro della città con zero partecipazione, secondo la dottrina a loro tanto cara dell’uomo solo al comando.

Il centro, un tempo nostra identità comune, oggi è, a causa di scelte non condivise, sempre più irriconoscibile, ridotto a vetrina senz’anima e senza una comunità che lo vive, in preda quindi a confusi sentimenti di insicurezza dovuti al vuoto sociale che lo contraddistingue.

Buttare fuori le scuole (e con loro gli alunni e le famiglie) equivale anche a un disimpegno dell’Amministrazione di progettare lo spazio pubblico per una città anche a misura di giovani, non esclusivamente commerciale.

Altrimenti, oltre ai connotati, tanto vale gli cambino pure nome a questa città. “Biondi city” sarebbe più appropriato.

A noi il modo di agire di Biondi e di questa destra capeggiata oggi da Fratelli d’Italia, non sembra altro che la continuazione autoritaria di una vuota ideologia Berlusconiana che vuole, senza partecipazione, trasformare L’Aquila in un outlet per il business di pochi, con la cittadinanza trasformata in city users che la frequentano per poi tornare nelle abbandonate periferie dove crescono sempre di più le diseguaglianze sociali e mancano i diritti più essenziali.

Ma L’Aquila siamo anche noi e ci batteremo, come abbiamo già fatto una volta, affinché questa città non muoia così.

3e32/CaseMatte